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Julius Evola - Tao Te Ching di Lao-Tze

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  1. Con un saggio introduttivo di Silvio Vita.

Edizioni Mediterranee, Gennaio 1997, P. 205

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Il Tao-tê-ching di Lao-tze è uno dei principali testi tradizionali dell’Estremo Oriente. Esso contiene una particolare riformulazione dell’antica dottrina del Tao – il Principio, la “Via” – in termini sia di metafisica, sia di presentazione di un ideale umano superiore (l’”Uomo Reale”). Si sa che la lingua cinese è ideografica, per cui già per questo i termini ammettono diverse interpretazioni. Ciò vale ancor di più nel testo di Lao-tze, dato il carattere ellittico e spesso “ermetico” delle sue massime. Così nelle scuole taoiste il grado di maturità di un discepolo veniva misurato in base ai significati sempre più profondi che egli aveva saputo via via cogliere studiando il testo e meditando. Nel presentarlo al pubblico italiano Julius Evola si è tenuto al livello interpretativo più alto, utilizzando anche, nel commento, citazioni delle opere dei principali Padri del taoismo – Lieh-tze e Chaung-tze – per un inquadramento più completo, mentre nello studio introduttivo ha indicato lo spirito e gli aspetti essenziali del taoismo in genere; tradizione, questa, che ha anche avuto interessanti sviluppi iniziatici e operativi (si confronti ad esempio Il mistero del Fiore d’Oro). Si potrà vedere, fra l’altro, quale è il senso vero della nota dottrina del wu-wei, del “non agire” (come “agire senza agire”, cioè agire sottilmente), ridotta, da non pochi traduttori, alle norme di un banale, passivo quietismo. Con essa, anche diversi altri insegnamenti sono stati messi sotto la giusta luce, per cui il lettore potrà orientarsi in modo adeguato per utilizzare nella sua pluridimensionalità questo testo fondamentale, unico nel suo genere.  Non è stata trascurata la presa di visione delle principali traduzioni esistenti, in varie lingue. Ciò in un quadro comparativo e per uno scrupolo scientifico; tuttavia, la distanza qualitativa rispetto ad esse di quella qui presentata è stata riconosciuta anche da ambienti autorevoli. È questo, nella sostanza, il motivo per cui, pur non trattandosi di un libro di Julius Evola, la presente versione del Tao-tê-ching è stata inserita nelle “Opere di Julius Evola”: infatti, essa va molto al di là delle pur importanti traduzioni che l’Autore fece durante la sua vita (Guénon, Meyrink, Weininger, Bachofen, Spengler, ecc.). A dimostrazione di quanto di Evola ci sia nell’opera di Lao-tze, questa edizione critica del Tao-tê-ching presenta per la prima volta insieme le due versioni, apparse rispettivamente nel 1923 e nel 1959, in modo da rilevare non tanto le diversità fra esse, quanto il diverso approccio evoliano: il primo all’epoca in cui venticinquenne aveva abbandonato il periodo artistico e si accingeva a concludere la sua opera filosofica con la proposta di un Idealismo Magico al cui centro si pone l’”Individuo Assoluto”; il secondo quando, sessantenne, aveva ormai alle sue spalle l’analisi approfondita del mondo della Tradizione e della crisi del mondo moderno, in cui si può vivere soltanto grazie al “cavalcare la tigre” rifiutando il nichilismo.Tali diversità di analisi vengono messe in evidenza sia dai due saggi introduttivi, sia dai commenti ai singoli capitoli di Lao-tze, nonché dai termini scelti per le due traduzioni/versioni.

Julius Evola (19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921).

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