Julius Evola - Autobiografia Spirituale
A cura di Andrea Scarabelli
Presentazione di Gianfranco de Turris
Edizioni Mediterranee, Aprile 2019, pp. 152
Programmaticamente Julius Evola non ha mai ritenuto necessario parlare di se stesso in prima persona ma solo delle idee, delle teorie, della visione del mondo espressa nelle sue opere, limitando un certo tipo di informazioni solo allo stretto necessario per spiegare particolari eventi che lo videro protagonista e determinate scelte personali. Trapelano così anche fatti della sua vita, almeno a livello culturale e intellettuale. È dunque importante leggere questa lunghissima intervista realizzata in due momenti diversi ma conseguenti, nel 1968 e nel 1971, da una troupe della TV francese, poi solo in parte approdata alla televisione svizzera e nella sua integralità inedita in Italia, in cui affronta di certo i suoi libri più importanti, ma poi, sollecitato dalle domande degli intervistatori, alla fine parla di se stesso e di alcuni momenti fondamentali della sua vita. Si tratta di un documento importante perché, a differenza del Cammino del cinabro (1963), Evola parla delle sue opere in maniera diversa, più colloquiale e potremmo dire esplicita, tanto che anche questa intervista potrebbe essere definita “una guida ai miei libri”, come il filosofo avrebbe voluto che s’intitolasse quello che è poi stato pubblicato appunto come Il cammino del cinabro.
Julius Evola (19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921).