Julius Evola - Rivolta contro il mondo moderno
Edizioni Mediterranee, Gennaio 2006, pp. 580
È questa l’opera principale di Julius Evola: scritta dopo i trent’anni e completata tra la fine del 1931 e l’inizio del 1932, venne pubblicata in Italia nel 1934 e in Germania nel 1935. Opera principale non soltanto per la multiforme e vastissima cultura espressa, per le inedite tesi esposte, ma soprattutto perché costituisce per l’Autore da un lato, il passaggio dalla filosofia e dell’esoterismo ad una complessa “visione del mondo” tradizionale; dall’altro, è la base per tutte le sue prese di posizione a carattere metapolitico e spirituale dei successivi quarant’anni.
Rivolta contro il mondo moderno è un’opera unica: pensata secondo un metodo “scientifico”, attenta alle varie acquisizioni nei diversi campi del sapere, propone al tempo stesso una interpretazione mitico-simbolica della storia del mondo. Per tale motivo ha potuto resistere al trascorrere dei decenni ed essere ancora valida nel Terzo Millennio. L’opera di Evola risale alle cause che hanno prodotto il mondo attuale, indica i processi che hanno esercitato già da tempo un’azione distruttiva su ogni valore, ideale e forma di organizzazione superiore dell’esistenza.
Il libro, quindi, non si limita ad una descrizione della “crisi” del mondo moderno come fece René Guénon, ma nemmeno si esaurisce in una polemica senza centro, dato che con uno studio comparato abbracciante le civiltà più varie, indica ciò che nei diversi domini dell’esistenza può rivendicare un carattere di normalità in senso superiore: così per lo Stato, la legge, l’azione, la concezione della vita e della morte, il sacro, le articolazioni sociali, il sesso, la guerra, ecc., oltre a quelle vie che erano state già indicate per condurre l’individuo al di là della condizione umana anziché ridurlo a poco a poco ad un essere senza volto, a una parte sempre più dipendente di un collettivo in un mondo dominato dalla materia e dall’economia, perseguente solo forme di un benessere ottuso da animale umano. Il noto scrittore e poeta Gottfried Benn, alla sua pubblicazione, giudicò il libro come «un’opera il cui significato eccezionale si paleserà chiaramente negli anni che vengono. Chi lo legge si sentirà trasformato e guarderà all’Europa con un altro sguardo». Altri vi ha visto la presentazione di «contenuti spirituali originali che sovrastano la nostra età oscura e incitano alla riconquista di un mondo e di una civiltà da uomini non spezzati» (J. von Kempski). Il far sentire che oggi nulla può conferire ad un atteggiamento spirituale un carattere così integralmente e violentemente rivoluzionario quanto il riferimento alle origini, è un aspetto assai importante del libro. Esso, infine, potrà interessare una vasta cerchia di lettori anche perché nel ricostruire ciò a cui il mondo moderno deve la sua nascita e il suo volto vengono considerati lo spirito e lo svolgimento di molte civiltà d’Oriente e d’Occidente secondo punti di vista nuovi e suggestivi, in una visione d’insieme nella storia. Circa questa parte dell’opera, è stata giudicata «stupefacente la sicurezza delle conoscenze, la qualità e la quantità delle documentazioni», mentre altri ha potuto scrivere: «Evola espone le sue idee in un modo che trascina. Vi sono punti di una forza magica, nel suo libro». La presente nuova edizione di Rivolta, oltre a numerosi aggiornamenti bibliografici, contiene in appendice tre saggi: un’analisi del rapporto Evola-Guénon a proposito di questo libro; un confronto fra le sue tre edizioni; un esame dell’eco che ebbe negli Anni Trenta, con la riproposta delle recensioni di Benn; Guénon, Eliade e Coomaraswamy.
Julius Evola (19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921).