Pitagora - La Scuola di Pitagora: I Versi d'Oro

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Con un saggio introduttivo sul pitagorismo, a cura di J.Evola.

Atanòr, Settembre 2006, pp. 81

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Come si sa, nessuno scritto autentico ci è pervenuto di questo Saggio. Secondo alcune fonti, Pitagora, al pari del Buddha, di Socrate e di altre grandi figure, non avrebbe anzi scritto mai nulla; al massimo, per iscritto avrebbe fissato unicamente alcune parti esteriori, aritmetico-geometriche e astronomiche, della sua dottrina, parti che specie per la complessità delle notazioni numeriche greche altrimenti sarebbe stato difficile conservare e tramandare. Anche l'ipotesi, che autore dei Versi d'Oro sia stato Liside di Taranto - uno dei discepoli diretti del Maestro, scampato, insieme ad Archippo, alla strage dei Pitagorici e rifugiatosi a Tebe (dove avrebbe avuto per discepolo Epaminonda) [...] – non ha potuto essere criticamente convalidata. Più che come l'opera di una data individualità, i Versi vanno considerati come un documento di ambienti pitagorici, documento nel quale certamente si conservarono, in forma di breviario, alcuni precetti morali della originaria scuola pitagorea, però più o meno adattati e fors'anche alterati, secondo il carattere proprio, in genere, a tutto ciò che ci è rimasto in fatto di letteratura pitagorica. In questa, è effettivamente difficile distinguere ciò che è di Pitagora e ciò che è di suoi più o meno qualificati e genuini discepoli. La data della compilazione dei Versi è incerta: forse cade prima del periodo alessandrino, probabilmente nel II secolo d.C. - quindi quasi sette secoli da quando era fiorito il pitagorismo delle origini [...]".

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