Giorgio Samorini - Animali che si drogano

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Shake Edizioni, pp. 176

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Mucche che si cibano solo di droghe, capre che perdono i denti a furia di raschiare dalle rocce licheni psicoattivi, scimmie che si mettono in bocca grossi millepiedi per ottenere un effetto esilarante simile al popper, uccelli che si danno a enormi sbornie collettive, gatti che assumono afrodisiaci vegetali prima di copulare, formiche che allevano coleotteri per i loro essudati inebrianti, fiori che ricompensano i loro insetti impollinatori con delle droghe invece che col solito nettare. La credenza che lo “sporco” comportamento di drogarsi sia specifico della specie umana è oramai solamente una delle tante favole inventate dall'antropocentrismo di cui è afflitta la cultura occidentale. Gli animali si curano. Gli animali si drogano. Gli animali hanno comportamenti sessuali privi di fini procreativi, inclusa l'omosessualità. Gli animali hanno una coscienza. Tutte affermazioni ormai supportate da un'ampia mole di dati scientifici, ma che restano inammissibili secondo i rigidi principi del behaviorismo e del darwinismo ortodosso.
In questo libro l’autore espone i dati, sempre più numerosi, dell’uso di droghe nel mondo animale, e si cimenta in una dissertazione sulle motivazioni che spingono animali e uomini a drogarsi, avvalendosi anche dei nuovi paradigma scientifici quali l’Esuberanza Biologica, la Teoria del Caos, il post-Darwinismo, la Non-Località quantistica, aprendo la strada a nuove “teorie della droga”, ritenute dallo stesso autore “magnificamente inaccettabili e proprio per questo “coerentemente proponibili”.

Giorgio Samorini (Bologna 1957) è un etnobotanico specializzato sulle piante psicoattive e studioso di storia delle droghe. Ha diretto progetti di ricerca sulle smart-drugs, è formatore nell'ambito dei Servizi per le Tossicodipendenze, ha pubblicato numerosi scritti in riviste scientifiche e diversi libri, tra cui "Funghi allucinogeni", "Piante psicoattive. Studi etnobotanici", "Jurema, la pianta della visione".

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