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Marie-Claire Reigner - Eric Baret. 250 Domande sullo Yoga

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Om Edizioni, Ottobre 2020, pp. 249

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Questo libro raccoglie un insegnamento coerente della pratica yoga secondo lo sivaismo del Kasmir che poggia sul Vijnanabhairava Tantra e l’opera di Abhinavagupta. Discepolo di Jean Klein, Éric Baret avrebbe potuto offrirci una buona compilazione. Non è il suo metodo. Lui scava, procede. É vero che sta dialogando con Marie Claire Regnier. Éric Baret sa che l’uomo si attacca a ciò che costruisce, e così lui distoglie lo sguardo. Anziché renderci attivi, mette l’accento sulla libertà che può essere la nostra. La pratica di un'arte tradizionale richiede passione, prayatna visesha, sottomissione e devozione.  Queste qualità sono sviluppate attraverso la relazione maestro-allievo, così come la esprime la tradizione. Per colui che si lascia portare da questa corrente, l’apprendimento della tecnica richiede una vita intera e il presentimento della libertà implica l’inutilità della pratica e la non-realizzazione di qualcosa di oggettivo. Ai nostri giorni, pochi fra noi sono inclini a questa risonanza e l’assenza di insegnanti autentici basta ad allontanare da questa prospettiva la maggioranza. I pochi dialoghi più oltre trascritti, si rivolgono giustamente a coloro che non hanno incontrato tale approccio e vogliono tuttavia esplorare questa tradizione. "Éric Baret 250 Domande sullo Yoga", più semplice rispetto ad altre opere, può forse permettere un chiarimento di numerosi elementi tecnici. La sottigliezza di questo approccio, che è stato trasmesso da Jean Klein, è in effetti una creatività difficile da formulare sotto forma di monologo. È per questo che i dialoghi qui riprodotti non sono stati ritoccati se non in maniera minimalista. Numerose ripetizioni proprie dell’oralità sono state mantenute per conservare la dinamica dello scambio. Marie-Claire Reigner, pur avendo una grande conoscenza di quest’arte, ha accettato di formulare in questo libro le domande più sovente ascoltate durante gli incontri.


Eric Baret giovanissimo, verso la fine degli anni sessanta, Eric Baret incontra Jean Klein, autentico ricercatore spirituale, iniziato all'arte dello yoga da maestri del Kashmir e dell'Himalaya. Durante numerosi viaggi in India ebbe modo di frequentare alcune fra le più alte spiritualità allora viventi, quali Ma Ananda Mayi e Nisargadatta Maharaji. Da allora si consacra allo studio della tradizione non duale, come espressa nella linea dello yoga Kashmiro, e condivide le sue scoperte nel corso di incontri in Europa, Stati Uniti e Canada. Con la sua pratica, Eric trasmette una straordinaria qualità di presenza, che contagia inevitabilmente la parte del nostro essere che ha nostalgia di una dimensione più vera e profonda.

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