Don José Ruiz - Il Serpente, il mio buon amico

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Storie di sconfitta, di verità, di trasformazione

L'Età dell'Acquario Edizioni, Aprile 2015, pp. 132

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Arriva dal Messico la vicenda di quest’uomo che ha conosciuto il dubbio, la paura, il dolore della perdita. Con la guida di suo padre, un grande sciamano e guaritore, ha trovato la forza di rialzarsi e raccontare la sua storia, rendendola un esempio e uno stimolo per tutti noi. Sono molte le vite che si incrociano in questo libro. C’è la prima vita dell’autore, la caduta, lo smarrimento, la perdita della fede e di qualcosa in cui credere. C’è la vita della sua famiglia, con una nonna che porta il ricordo di una saggezza ancestrale, una figura quasi magica che comunica attraverso i sogni, e fa in modo che il nipote trovi da solo la sua strada e le soluzioni delle quali ha bisogno. C’è la storia di suo padre, Don Miguel Ruiz, uno dei più importanti autori di opere legate alla spiritualità tolteca e al neosciamanesimo, che introduce le vicende del figlio e con affetto e saggezza lo accompagna e lo guida per tutta la sua vita. Soprattutto, c’è la seconda vita di Don José, una rinascita alla luce della consapevolezza e della pace.
L’autore parla con voce piana e potente, inframmezzando il racconto con la riflessione filosofica e brani poetici. "Mentre stavo disteso nella stanza emergenze dell’ospedale, con lo squarcio che mi ero fatto nella pancia che non smetteva di sanguinare, mio padre che mi fissava con le lacrime che gli rigavano le guance, non riuscivo a smettere di pensare al mio amico che era mancato sei anni prima. Allora gli avevo giurato che la sua morte non sarebbe stata vana, che non solo avrei cambiato la mia vita ma sarei riuscito a fare del bene al mondo, in qualche modo. Mi prese un forte senso di colpa e vergogna per quello che mi ero appena fatto. Il mio amico aveva diciassette anni, ed era pieno di vita. Mentre pensavo a lui, il mio corpo ha iniziato a tremare, sempre più forte. Mio padre ha appoggiato una mano sulla mia fronte, e io lo fissavo intensamente negli occhi. Ho visto una fortissima, brillante luce bianca fluttuare via dagli occhi di mio padre per fluire nei miei, e quindi tutto è diventato buio. Poi ricordo solo di essere svenuto. Tutta la vita mi è passata davanti agli occhi, ricordi di quando prendevamo le onde con i miei amici. Un cavallone mi ha preso, senza darmi scampo. Ho lottato fino a rimanere senza forze, prima di abbandonarmi alla furia dell’acqua. Stavo affondando, sapevo di stare per affogare, e ho pregato la Madre dell’Oceano. “Se mi lasci andare, giuro di passare il resto della mia vita al servizio degli altri, facendo quello che da sempre fa la mia famiglia.” Quando ho riaperto gli occhi, tutto era cambiato."

Don José Ruiz è cresciuto in un mondo in cui tutto era possibile. Dal momento in cui imparò a parlare divenne un apprendista di suo padre nagual (sciamano) don miguel Ruiz e di sua nonna curandera (guaritrice) Madre Sarita. Giovanissimo si recò in India per studiare con degli amici di suo padre, e a ventitré anni divenne il successore del lignaggio familiare. Nella tradizione dei suoi antenati, don José dedica la vita alla condivisione degli insegnamenti degli antichi Toltechi. Negli ultimi 7 anni ha tenuto conferenze e guidato corsi negli Stati Uniti e nei luoghi sacri di tutto il mondo.

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