Ma voi sapete come si fanno gli incensi? Parte Seconda
Mentre accendevo un bastoncino di incenso, qualche tempo fa, mi sono chiesta quale fosse il procedimento per comporli, così ho iniziato una ricerca che si è rivelata una vera e propria esplorazione di un universo incredibilmente variegato, fatto non solo di bastoncini aromatizzati, ma anche di semi, radici, legni, foglie e resine, che possono essere bruciati utilizzando determinati strumenti.
Non avendo idea di cosa fossero esattamente le resine, ho deciso di andare a guardare in giro, annusare, provare e sperimentarne tipi differenti, facendo attenzione al modo in cui bruciarle.
Ho così scoperto che, rispetto al bastoncino che si accende velocemente con un fiammifero, le resine, per essere bruciate ed esprimere al meglio tutto la loro essenza, debbono essere poste su un carboncino. Se ne trovano in vendita di diversi tipi, differenti per il tipo di combustione da lenta a velocissima.
Prima di tutto però ho scoperto che le resine si distinguono in due macro categorie: le resine che lasciano residui e quelle che invece bruciano completamente.
Le prime (ad esempio la mirra, la boswellia, la borena...), lasciano residui che tendono a carbonizzare se non si fa attenzione, creando uno sgradevole odore di bruciato. Per ovviare a questo spiacevole inconveniente, si possono fare due cose: pulire il carboncino prima che i residui si carbonizzino oppure ridurre in polvere le resine, eliminando così la possibilità di incorrere in odori poco meditativi! In quest’ultimo caso, meglio polverizzare al momento dell’uso, per non rovinare la conservazione della resina.
Tra tutte, ultimamente sto provando il copal, una resina dalla consistenza friabile, si polverizza facilmente ed emana un profumo molto piacevole e delicato.
Ho iniziato dopo aver ricevuto una bellissima limpia da parte della curandera messicana Carmen Teresa, durante una serata alla Casa Spazio Interiore. L’odore in sala si era fatto molto intenso e il fumo aveva creato una cortina spessa, tanto che ad un certo punto abbiamo dovuto aprire porte e finestre, ma è stato bello essere immersi in questa coltre curativa, nella quale Carmen Teresa fumigava con una coppa e faceva andare il fumo intorno ai nostri corpi con estrema precisione. Ovviamente le mie fumigazioni non sono altrettanto efficaci, non sono una curandera, però lo stesso sento che fanno molto bene alla mia casa e al mio corpo, soprattutto prima di iniziare una sessione di meditazione o dopo una giornata casalinga un po' intensa.
Infine, alcune informazioni sul copal, che possono risultare preziose per comprendere le sue infinite proprietà. Esso proviene dall’albero appartenente alla famiglia dei Buresa, considerati alberi sacri dai Maya nel sud del Messico. Questi alberi per tradizione vengono utilizzati per pratiche di guarigione o semplicemente per tenere lontane le zanzare. Grandi quantità di copal venivano bruciate in cima alle piramidi azteche e maya come offerte a dei e divinità. Come dicevo prima, il copal è un ottimo ingrediente durante la meditazione in quanto lavora con il chakra della corona e incoraggia i pensieri puri. Aiuta a rimuovere i blocchi energetici ed è di grande aiuto nei momenti di stress e depressione, proprio perché pulisce la mente e chiarifica i pensieri. Oltre a purificare gli ambienti e gli oggetti, è ottimo anche per la pulizia dei cristalli e delle pietre: basterà farli passare attraverso il fumo della resina e verranno ripuliti dai residui energetici.
Viva il copal, dunque, e buone fumigazioni a tutti!
Silvia Tusi@Nagual
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